Essere nomadi
Aggiornamento: 1 ago 2021
Ci sono gli sguardi che sono complici, ci sono gli abbracci che fanno bene al cuore, ci sono le strette che fanno male. Ci sono gli occhi che implorano, che tradiscono la mente e seguono il cuore, che rivelano le parole non dette. Ci sono gli arrivederci che hanno il sapore di un addio.
Ci sono i brani musicali che non sentivi da tempo e che, caspita, spuntano fuori proprio nel momento più adatto.
E con le loro note riempiono il vuoto. E ti lasci finalmente andare, con tutta la malinconia che hai in corpo. E le lasci andare, le lacrime.
Ci sono i giorni troppo pieni e minuti interminabili.
C'è il caffè che è pronto e che, presa dall'alba, dimentichi di bere.
Ci sono le emozioni difficili da gestire e i traguardi di cui non riesci a godere pienamente.
Ci sono le promesse spezzate e le domande a cui non sai dare risposta.
Non per il momento, almeno.
Ci sono i momenti non sempre facili di una vita di coppia vissuta in sei metri quadrati.
Perché essere nomadi significa anche fare i conti con questo vagabondare. Significa far entrare alcune persone nella propria vita per poi lasciarle andare. Significa fare mille incontri, sentirsi ricchi e poi orfani, significa un po' affidarsi al destino, con la speranza di rivedersi un giorno. Chissà.
Significa che bisogna farci il callo e se sei sensibile, beh, ogni volta è un duro colpo.
Significa imparare a conoscersi e ad accettarsi, soprattutto davanti agli ostacoli.
Significa trasformare gli ostacoli e i problemi in opportunità.
Significa anche incontrare persone che, sia se vicine che se lontane, ci sono. E restano.
Significa capire quando è il momento di fermarsi, per un po', e guardare le onde del mare.
